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Bag in box vini e la fotografia

(Giugno 2017)

Bag-in-box e la fotografia delle esportazioni

Il recente codice di nomenclatura doganale consente ora il monitoraggio esatto di questa categoria. Facciamo un confronto Italia/Francia/Spagna.

Nel corso del 2017 la nomenclatura combinata è stata riformata, introducendo nuove voci che consentono di monitorare con maggiore dettaglio alcune tipologie di vino: oltre alla categoria generale dei vini confezionati in contenitori >2<10 litri, per l’Italia come grandi novità abbiamo Prosecco Doc-Docg e Sicilia Doc.
I vini confezionati in contenitori >2<10 litri, che fino al 2016 erano stati ricompresi genericamente nella categoria “sfusi”, sono un importante segmento di mercato, in quanto contengono al loro interno tutto il movimento dei vini che viaggiano in bag-in-box da 3 o 5 litri, molto popolari in Paesi come Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca.
Per l’Italia, il totale esportato nel periodo gennaio-marzo è di 85.000 ettolitri, per un valore di 14 milioni di euro, equivalenti al 2% del totale export a volume e all’1% a valore.
Il grosso di questa categoria è vino a Igp (34.000 ettolitri, corrispondente a una quota del 41% sul totale), mentre il blocco Dop equivale al 14%.
A livello di segmentazione colore, due terzi del prodotto sono vino rosso-rosato, contro un 30% di bianchi. La distribuzione per Paesi spiega questa particolarità: in cima alla lista degli acquirenti, oltre a UK e Usa, tradizionalmente “bianchisti”, troviamo Norvegia, Svezia, Germania, Danimarca, Svizzera e Finlandia, tutti Paesi in cui invece è preferito il rosso.

Il confronto con Francia e Spagna

Un confronto con i principali competitor europei vede la Francia in testa come valore export, con circa 19 milioni di euro cumulati nel trimestre e un prezzo medio di 2,24 euro al litro, contro gli 1,69 dell’Italia. La Spagna è per ora fanalino di coda, soprattutto per quanto riguarda i valori (7,3 milioni di euro), legati a un prezzo di vendita attestato a 1,20 euro. I volumi per i tre Paesi sono abbastanza omogenei, in particolare per Italia e Francia, mentre la Spagna è separata un paio di milioni di litri.

Per quel che concerne le principali destinazioni, in comune i tre competitor hanno molti porti d’arrivo: tutti convergono con quote importanti verso UK e Svezia, quest’ultima primo mercato per francesi e spagnoli, mentre per l’Italia è terza. Londra è prima destinazione a valore solo per Italia. Per i francesi assume una certa importanza il vicino mercato belga – terza destinazione con il 12% di quota – mentre sia Spagna che Italia hanno nelle prime destinazioni la Francia. Francia che infila la Cina e il Giappone nelle priorità, Giappone condiviso anche con gli italiani. La Norvegia è invece strategicamente importante per l’italia (seconda destinazione e 15% di share), mentre arretra per gli spagnoli al quinto posto (8%) e al 10° per Parigi, con solo il 3% sul totale. Peculiarità tutta italiana infine è la Repubblica Ceca, che con 333.000 euro ha una quota del 2%: Praga è praticamente inesistente per francesi e spagnoli.

L’export italiano è quello più concentrato: le prime tre destinazioni (UK, Norvegia e Svezia) cubano il 55% del totale, mentre per Parigi le prime tre (Svezia, UK e Belgio) rappresentano il 38% e il 40% per gli spagnoli, con Svezia, Danimarca e UK in cima alla lista.

A livello di prezzi medi, l’Italia è mediamente più cara in Scandinavia, dove invece il divario tra spagnoli e francesi è ridotto a una questione di centesimi. In Usa e UK non c’è partita, con i francesi che ci distanziano di 4 euro di media. In Germania, la differenza di prezzo a favore dei francesi si riduce a una trentina di centesimi, mentre gli spagnoli vanno addirittura sotto l’euro.
Il prezzo più basso in assoluto – tra le grandi destinazioni – è pagato dai francesi per un litro di vino spagnolo: 65 centesimi.